venerdì 30 ottobre 2009

COSA SONO I DISTURBI SPECIFICI DELL'APPRENDIMENTO

I Disturbi di Apprendimento (DSA), secondo i dati dell’Associazione Italiana Dislessia, interessano circa l’8% della popolazione scolastica e, se non affrontati adeguatamente, possono provocare conseguenze sul piano psicologico, sociale e lavorativo.
I DSA comprendono la dislessia (difficoltà di lettura), la disortografia (difficoltà nell’aspetto costruttivo della scrittura), la disgrafia (difficoltà nell’aspetto esecutivo della scrittura) e la discalculia (difficoltà nell’area matematica).
La dislessia, che è la più conosciuta, è una difficoltà a leggere in modo corretto e fluente; può essere più o meno grave e spesso è associata alle difficoltà di scrittura e nel calcolo. E’ importante sottolineare che i DSA non sono causati da deficit cognitivi né da problemi ambientali o psicologici o sensoriali e neurologici, ma sono disfunzioni settoriali.
Il bambino dislessico può leggere e scrivere, ma riesce a farlo solo impegnando al massimo le sue capacità e le sue energie, poiché non può farlo in maniera automatica; per questo si stanca rapidamente, commette errori, rimane indietro, non impara.

COME SI MANIFESTANO

Il bambino dislessico ha difficoltà scolastiche che di solito compaiono già nei primi anni di scuola e persistono negli anni seguenti.
Il bambino compie errori caratteristici nella lettura e nella scrittura come l’inversione di lettere e di numeri (es. 21 – 12) e la sostituzione di lettere (m/n; v/f; b/d).
A volte non riesce a imparare le tabelline e alcune informazioni in sequenza come le lettere dell’alfabeto, i giorni della settimana, i mesi dell’anno. Può fare confusione per quanto riguarda i rapporti spaziali e temporali (destra/sinistra; ieri/domani) e può avere difficoltà di attenzione, di concentrazione e in alcune abilità motorie.
Col tempo il disturbo si modifica, ma non sparisce: il bambino continua a essere lento e a commettere errori.
Spesso il bambino finisce con l’avere problemi psicologici, può perdere la fiducia in se stesso e avere alterazioni del comportamento, ma queste sono conseguenze dei DSA e non cause.

COME AFFRONTARLI

L’insegnante è spesso la prima persona che si accorge del problema e quindi il suo intervento è cruciale.
Se l’insegnante ha dei dubbi, deve suggerire alla famiglia di rivolgersi a uno specialista esperto perché venga fatta una tempestiva valutazione diagnostica mediante test specifici; la diagnosi permette di capire cosa sta succedendo e di evitare errori comuni come colpevolizzare il bambino (“Non impara perché non si impegna”), errori che determinano sofferenza e frustrazione.
L’intervento precoce mirato, cioè quello effettuato nelle prime fasi dell’apprendimento della letto-scrittura, al primo insorgere delle difficoltà, si è dimostrato essere quello che apporta i maggiori benefici; in età successive sono utili trattamenti riabilitativi e strumenti compensativi.
E’ quindi utile un monitoraggio lungo tutto il corso della scolarità obbligatoria per individuare i fattori che contribuiscono ad accrescere il disagio scolastico e per distinguere le difficoltà da attribuire ad aspetti legati all’apprendimento da quelli condizionati dallo sviluppo psicologico e relazionale.

Sul piano degli interventi che si possono attuare per cercare di ridurne la portata, l’implicazione che ne deriva è che non esiste un unico intervento che sia adatto come rimedio per questo disturbo. È invece necessario pensare ad interventi diversi, mirati alle diverse manifestazioni con cui la De si presenta nelle diverse fasi evolutive.
Cosi, mentre nelle prime fasi di scolarizzazione l’obiettivo principale potrebbe essere quello di un riconoscimento del problema e l’attivazione di strategie istruzionali e interventi abilitativi mirati, nelle fasi successive è necessario puntare più decisamente su programmi rieducativi specifici e intensivi, finalizzati al massimo recupero possibile della capacità e alla piena automatizzazione. La ricerca in ambito clinico indica invece che al termine della scuola primaria, la rieducazione perde molto del suo potenziale, mentre diventano più appropriati tutti quegli interventi che hanno come obiettivo il massimo compenso della disabilità, anche ricorrendo all’impiego di ausili tecnologici sempre più disponibili e sempre più efficaci, capaci di vicariale i processi deficitari, ormai non più rieducabili.